PAGANICO SABINO (RI): storia e natura nella riserva Naturale Monti Navegna e Cervia![]() Alcune tracce della presenza di comunità organizzate nel territorio di Paganico Sabino sono forse riconducibili già al III° sec. avanti Cristo, in epoca pre-romana. Un rinvenimento molto recente, effettuato, in prossimità del Monte Cervia dai ragazzi della Pro-Loco, fa pensare alla probabile esistenza di un “area sacra” ad oggi non ancora investigata. I ritrovamenti sono relativi a materiali in terracotta riconducibili a tipologie votive già ampiamente attestate nei luoghi di culto dell’area centro-italica. Si tratta infatti di frammenti di piccole statue, statuette raffiguranti La grande diffusione di questo genere di offerte si concentra soprattutto tra il IV ed il III secolo a.C. Il 15 maggio 1997, in occasione della I° Settimana Provinciale della Cultura, quanto rinvenuto è stato reso pubblico attraverso una ESPOSIZIONE DI PANNELLI ICONOGRAFICI (Presenze archeologiche nella Valle del Turano a cura di Giovanna Alvino - Soprintendenza Archeologica per il Lazio - Assessorato Cultura Provincia Rieti – Amministrazione Comunale/Pro-Loco) con la divulgazione della PUBBLICAZIONE : a cura della Dott.ssa Giovanna Alvino. La mostra ha avuto notevole successo ed è stata visitata anche da numerose scolaresche. Di Paganico non sì esclude l'origine romana per alcune tracce di tale presenza nella zona (col nome paganicum venivano chiamati anche i luoghi in cui erano presenti rovine di età romana). Infatti, poco distante dal paese (circa 2,5 Km), nelle vicinanze del fiume Turano, si trova la "Pietra Scritta" (informazioni dettagliate sono consultabili nell’apposita scheda). Con questo termine viene comunemente designato il monumento sepolcrale della famiglia dei Muttini.
Infatti dalle notizie desumibili dal lessico medievale possiamo affermare che il era per l’appunto un edificio sufficientemente strutturato a cui facevano capo le attività agricole che si esplicavano nell’ambito territoriale circostante e talvolta era munito di strutture difensive. Attraverso i manoscritti delle visite pastorali è possibile ricavare un quadro dei luoghi e dei loro toponimi originali, dalla al fianco della chiesa San Nicola ai mulini di < Pian delle Mole>. Inoltre, all’interno del repertorio delle visite pastorali del Vescovo Saverio Marini (1779-1813) troviamo una traccia importante per ricostruire l’aspetto del centro abitato, infatti , citando l’edificio della Chiesa dell’Annunziata, il Vescovo annota << S. Maria è la chiesa frequentata dal popolo sopra il castello, gli antichi suoi fondi sono uniti alla parrocchiale>>. Il termine castello, già usato dal Marini per indicare il centro abitato della Rocca, nella descrizione La documentazione più antica, facente parte degli archivi aggregati, consiste in alcuni registri parrocchiali dei battesimi, delle morti e dei matrimoni, che coprono un arco di tempo che va dal 1779 al 1860, anno dell’unità d’Italia, che, non a caso, segna il passaggio delle registrazioni anagrafiche all’autorità comunale.
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